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LEZIONE XIII.

Contraddizione ed ostinazione.

Vi sono fanciulle buone di cuore, spesso anche dotate di vivace intelligenza, le quali, tanto in famiglia, in iscuola, quanto in società si rendono men care pel mal vezzo di contraddire a tutto ciò che odono e vedono e di sostenere talvolta la loro opinione od un’ubbia qualunque a spada tratta, spesso sragionando, ed in presenza di persone, a loro superiori. Esse si espongono per tal difetto a dure mortificazioni, inaspriscono le persone colle quali discorrono e si meritano la taccia di orgogliose, testerecce, maleducate. Tal era l’Orsolina. Se il fratello le diceva: «Oggi fa freddo, copriti» ella certamente rispondeva: «Freddo! Fa un caldo da soffocare; anzi voglio alleggerirmi alquanto». Se la sorella la pregava di star più composta, di non parlar a voce tanto alta, di spicciarsi di più nel vestirsi, nel lavorare ecc., Orsolina non sapeva trattenersi dal rispondere che lo star più composta di così sarebbe come voler fare la statua; che non vedeva ragione plausibile per parlar sottovoce, nessuno dormendo; che chi fa le cose di furia le riesce sempre male, mentre chi va piano, va sano e lontano. Se poi a scuola, in tempo di ricreazione le compagne le proponevano di correre, ella era stanca; se combinavano un giuoco sedentario, ella protestava che dopo tante ore di studio, sentiva il bisogno di