Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/114

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50 la sesta crociata.

ne’ campi, i quali granai alla vista rendean sembianza di poggi tanto n’eran larghe ed alte le biche. E saper dovete che bene avreste creduto che fussero stati poggi, giacché la pioggia, che avea battute le biade da lungo tempo, le avea fatte germinare tutto al di sopra, talmente che non ne parea che la verdezza dell’erba. Ed egli avvenne che quando si volle levare il biado di là per menarlo in Egitto ove andava tutta l’oste del Re, se ne abbattè al di sopra la crosta erbosa, e si trovò il biado al di sotto sì bello e fresco come se e’ non ha guari fusse stato trebbiato. Frattanto il buon Re avea tal desiderio di andare in Egitto senza soggiornare che s’e’ non fussono stati li Baroni, e gli altri suoi prossimani, che là gli fecero attendere l’accolta di sue genti che erano tuttavia attardate, egli sarebbesene partito solo od a ben poco di compagnia.

Mentre che ’l Re soggiornava in Cipri, il Gran Re di Tartarìa inviò verso lui un’Ambasciata, e li Ambasciadori gli dissero di molte buone parole, non ostante che per avventura non ne fusse l’intenzione altresì dibonàre. Tra le quali parole mandavagli il Re di Tartarìa ch’egli era tutto presto ed al suo comando per atarlo a conquistare la Terra Santa e deliberare Gerusalemme delle mani de’ Saracini e de’ Pagani. Il Re ricevve benignamente tale Ambasciata, ed inviò parimente di sue genti in Ambascieria verso quel Re di Tartarìa e questi furono due anni avanti ch’e’ ritornassono. Ed inviò il Re al Tartarino una tenda fatta alla guisa d’una Cappella, la quale era molto ricca e ben fatta tutta di