Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/12

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xii lezione preliminare.

troviamo un latino scritto, il quale, per quanto sia barbaro confrontato col simigliante del secolo d’Augusto, è bene però altra cosa dalle favelle che ne riuscirono: la mancanza dunque di monumenti, che di età in età ci facciano conoscere la lingua di transizione tra esso latino scritto, ed i neolatini parlati intorno il mille, forma la vera disperazione dei filologi, e presenta quel campo sterile ed abbuiato, sul quale, appunto per la incerta luce che lo rischiara, molti hanno segnato vie diversissime; molti hanno collocato mostri e fantasime; molti in fine, non potendo conseguire l’aperto vero, hanno disposto una certa loro catena di verosimiglianze, alla quale attenendosi, credettero di traversare a salvamento il deserto, e di congiungere con felicità i due estremi opposti.

Si è diviso il latino, in latino vero, in latino romanzo, ed in neolatino: si è assegnato il primo largamente alla dominazione di Roma armata e vittoriosa; il secondo alla dominazione di Roma invasa e prevalente soltanto come la sede dell’Apostolo; il terzo alla dominazione Romana stabilmente conquistata dai Nordici, ossia ai nuovi Regni stabili a’ quali è necessità una lingua nuova. Divisione opportuna, ma che giova ai fatti non agl’idiomi, a cui un nome novello non dà chiarezza, e solo può dar distinzione. Che questa lingua infatti di transizione si dicesse Romanza o Romana o altrimenti, e non più Latina, ciò poco montava per conoscerla; e quando poi i dotti a noi più vicini vollero mostrarcela intera nel Provenzale, ossia nella lingua