Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/123

Da Wikisource.

parte seconda. 59

covrendoci degli scudi ne attendemmo l'impeto: ma come essi videro ciò, e che noi prendevamo terra tuttavia, tornarono di tratto le briglie e fuggirono.

Il buon produomo Messer Baldovino di Reims, tosto ch’e’ fu sceso a terra, mi mandò dicendo per l’uno de’ suoi Scudieri ch’io l’attendessi; ed io gli mandai pel suo messaggero medesimo che assai volentieri il farei, e che un sì valente uomo quale egli era valeva bene d’essere atteso: donde egli mi seppe grado tutta sua vita. E tantosto arrivò egli in nostra compagnia con gran numero di Cavalieri. E ben sappiate che per gl’inconvenienti ch’io vi ho messo in conto, quando fui a terra non avea meco allora di tutte le genti che avea menato di mie terre, nè pedone nè cavaliere: ma non perciò Dio m’ebbe sempre atato di sua grazia, donde io ne lo lodo e ringrazio.

Alla nostra mano sinistra arrivò il Conte di Giaffa, il quale era cugino germano del Conte di Monbelial e del lignaggio della Casa di Gionville. Questo Conte di Giaffa arrivò molto nobilmente a terra, perchè la sua galea era tutta pinta di dentro e di fuora agli scudi dell’armi sue, le quali armi son d’oro ad una croce di rosso appastato. Egli avea ben trecento marinai nella sua galea, de’ quali ciascuno portava una targa a sue armi, ed a ciascuna targa ci avea su un pennoncello de’ suoi colori, sicchè quando correva sul mare era bello a vedere e ad intendere, a cagione dello sbattito che menavano i pennoncelli e così del bombo di nacchere