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66 la sesta crociata.


Capitolo XII.

Di ciò che avvenne sino a che stemmo a campo presso Damiata.


Ma or riveniamo al principale di nostra materia e diciamo così. Quando noi fummo così stati in questa città di Damiata, il Soldano, con esso uno grosso esercito, assalì nostr’oste di verso terra. E incontanente lo Re e sue genti d’arme s’armaro e misono in punto. Ed a fine di difendere che li Turchi non si mettessero negli alloggiamenti che avevamo al campo, io andai verso il Re tutto armato, lo quale io trovai parimente armato, e così tutti suoi Cavalieri che sedevano appancati d’intorno a lui. E gli richiesi umilmente ch’e’ mi donasse congedo d’andare colle mie genti sino fuora dell’oste a fedire sui Saracini. Ma tantosto che Messer Giovanni di Belmonte ebbe udito la mia richiesta, egli isgridò molto forte, e mi comandò da parte lo Re, ch’io non fossi sì ardito d’uscire del mio alloggiamento sino a che esso Re mel comandasse. E qui dovete sapere che col Re ci avea otto buoni Cavalieri e valenti, i quali aveano avuto e guadagnato molte fiate lo pregio dell’armi tanto di qua il mare che oltre mare, e solevali l’uomo appellare li buoni Cavalieri. Dentro li quali eravi Messer Gioffredo di Sargines, Messer Matteo di Marly, Messer Filippo di Nantolio, e Messere Imberto di Belgioco Connestabile di Francia, li quali non c’eran mica a quel giorno, ma erano al campo fuora dell’oste, e così il Maestro de’ Balestrieri con gran quanti-