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86 | la sesta crociata. |
Ma sì tosto che ’l Conte d’Artese ebbe passato il fiume insieme a tutta sua gente d’arme, e ch’e’ videro i Saracini fuggire loro davanti, essi piccano li cavalli delli speroni e cominciano a correr sopra li Saracini. Donde la valente Milizia dell’antiguardo ne levò parola di corruccio, ma il Conte d’ Artese non le osava rispondere o rattenersi per la paura di Messer Folcaldo del Melle che lo tenea per lo freno del suo cavallo, e che, sendo sordo, non udìa cosa che i Tempieri dicessono al Conte, ma gridava tuttavia a gola: or addosso, or addosso. Quando i Tempieri videro ciò, essi si pensaro essere onìti e diffamati se lasciavano andare il Conte d’Artese innanzi a loro, perchè tutti d’un accordo ferirono degli sproni tanto ch’e’ poterono, e perseguirono i Saracini fuggenti per mezzo la Città della Massora sino al campo posto verso Babilonia. Or quando finalmente ristettono e pensarono ritornare addietro, ecco li Turchi lanciar loro per a traverso le strette rughe della cittade gran forza di fromboli e di saettame, sicché là fu morto il Conte d’Artese e il Sire di Coucy che si nomava Raullo, e tanto d’altri Cavalieri sino al numero di trecento, ed i Tempieri, in così come il loro Gran Maestro mi disse, vi perdettono bene dugento ottanta de’ suoi1.
E i miei Cavalieri, Genti d’arme ed io vedemmo a man sinistra gran quantità di Turchi che s’armavano ancora, e incontanente corremmo sovr’essi. Ed in quella che li cacciavamo per mezzo loro oste, io scorsi un gran Saracino che montava
- ↑ Il dì 8 Febbraio 1250.