Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/187

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parte seconda. 123

resima-entrante. A punto in quel giorno morì un travalente, pro ed ardito Cavaliere che avea nome Messer Ugo di Landricorto, il quale era meco a bandiera e fu interrato nella mia Cappella. Ed in così ch’io vi udiva la Messa, sei de’ miei Cavalieri erano là appoggiati sovra de’ sacchi d’orzo, e parlavano alto l’uno all’altro, e facean noia al Prete che cantava la Messa. Ed io mi levai stante e loro andai dire ch’e’ si tacessono, e ch’egli era cosa villana a gentiluomini di parlar così alto intanto che la messa si cantava. Ed essi cominciarono a ridere, e mi dissero ch’e’ parlavano insieme di rimaritare la donna di quel Messer Ugo ch’era steso là nella bara. E di ciò anche li ripresi io duramente, e loro dissi che tali parole non erano buone nè belle, e ch’essi avevano troppo tosto obbliato il lor compagnone. Ora avenne egli che la dimane, in che fu la grande battaglia di che vi ho parlato, essi vi morirono tutti di mala morte, e ne furo anco tutti gittati a fiume. Sicchè alla sua volta ben altri avrebbono potuto ridere di lor follia, anco veggendo come alla fine sia convenuto alle donne loro rimaritarsi a tutte sei. Perchè egli è da credere che Dio, non lasciando alcuna malefatta impunita, ne volesse prendere vendicanza.

Quanto poi egli sia di me, io non avea punto peggio o meglio degli altri: perchè io era naverato ed affranto grievemente della detta giornata di Quaresima-entrante. E inoltre ciò aveva io il male delle gambe e della bocca, donde ho parlato davanti, e la scesa di rema nella testa, la quale mi