Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/186

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122 la sesta crociata.

che andava a Damiata. E per ritrarre le genti sue agiatamente il Re fece fare un barbacane davanti il ponticello di che vi ho davanti parlato, ed era fatto di maniera che vi si potea assai entrar dentro per due lati tutto a cavallo. Quando quel barbacane fue fatto e apprestato tutte le genti dell’oste s’armaro, e là ci ebbe un grande assalto de’ Turchi, i quali videro bene che noi ne andavamo oltre nell’oste del Duca di Borgogna che era dall’altra parte. E come s’entrava in quel barbacane, i Turchi gettaronsi sulla nostra coda, e tanto fecero e tanto si penaro ch’essi presero Messere Erardo di Vallery, il quale tantosto fu riscosso per Messer Gianni suo fratello. Tuttavia il Re non si mosse nè le sue genti sino a che tutto lo arnese, l’armadura e ’l saettamento non fussono portati oltre. Ed allora passammo tutti appresso ’l Re, fuorché Messer Gualtieri di Castillione che faceva la retroguarda nel barbacane. Quando tutta l’oste fu passata oltre, quelli della retroguarda furono a gran misagio pe’ Turchi ch’erano a cavallo, perchè essi traevano loro di fronte molto saettume non guardandoli a bastante l’altezza del barbacane; e li Turchi a piè gittavano loro grosse pietre e zolloni e ghiove indurate alle facce, sì che non se ne potevan difendere nè durare al parapetto: e ne sarebbon stati tutti perduti e distrutti, se non fusse stato il Conte d’Angiò fratello del Re, che andolli aspramente riscuotere, e li ammenò a salvamento.

E qui, per dare alcuna inframessa, vi vorrò raccontare cosa ch’io vidi il giorno davanti Qua-