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Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/195

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parte seconda. 131

verrette ardenti di fuoco greco a fusone, tanto che sembrava che le stelle cadessono di cielo. Ed in quella che i miei marinieri avean guadagnato il ratto della corrente per passar oltre, e che potevam vedere i Cavalieri lasciati a guardia de’ malati speronare verso Damiata, ecco il ventavolo che si va a rilevare più forte che davante e ci getta dalla correntìa in costa a l’una delle rive del fiume. Ed all’altra riva ci avea si grande quantità di vascelli delle nostre genti che i Saracini avean preso e guadagnato, che noi non osammo avvicinarli. Ed istando così senza smuoverci noi vedevam bene che essi uccidevano le genti che vi eran dentro e gittavanle nell’acqua; e li vedevamo simigliantemente trar fuora delle navi li cofani e li arnesi ch’essi avean guadagnato. E per ciò che non volevamo andare ai Saracini, che ci minacciavano, essi ci tiravano gran forza di saettame. Ed allora io mi feci vestir l’usbergo affinchè i dardi che cadevano nel nostro vascello non mi impiagassero. Ora a capo del vascello ci avea delle mie genti, le quali cominciano gridarmi: Sire, Sire, il nostro nocchiere per ciò che i Saracini il minacciano ci vuol menare a terra là ove noi saremmo tantosto ancisi e morti. Adunque io mi feci sorreggere, sendo malato, e presi la mia spada tutta nuda, e dissi ai marinieri ch’io li taglierei se si argomentavano più avanti di menarmi a terra tra Saracini. Ed essi mi vanno rispondere, che non per ciò mi farebbono passar oltre, e per tanto ch’io avvisassi lo quale amava il meglio, o ch’essi mi menassero a riva, o ch’essi mi ancoras-