Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/196

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132 la sesta crociata.

sero nella riviera. Ed io amai meglio, donde poi ben mi prese in così come voi udirete, che essi mi ancorassero nel fiume, di quello che mi menassero a riva dove io vedeva tagliare le nostre genti; e così mi credettono, e così fu fatto. Ma non tardò guari che tantosto ecco qui venire verso noi quattro delle galee del Soldano, nelle quali avea forse due mila uomini. Allora io appellai li miei Cavalieri, e richiesi ch’essi mi consigliassono di ciò ch’era a fare, o di renderci alle galee del Soldano che s’approssimavano, o d’andare a renderci a coloro ch’erano a terra. Fummo tutti d’un accordo ch’egli valeva meglio renderci a quelli delle galee, per ciò ch’essi ci terrebbero tutti insieme, che di renderci a quelli di terra, i quali ci avrebbono tutti separati gli uni dagli altri, ed avrebbonci per avventura venduti ai Beduini di cui vi ho parlato davanti. A questo consiglio non volle mica consentire un mio Cherco ch’io aveva, ma diceva che tutti ci dovevamo lasciar uccidere a fine di andare in Paradiso. Ciò che noi non volemmo credere, perchè la paura della morte ci pressava troppo forte.

Quando io vidi ch’egli era forza di rendermi, io presi un piccolo cofanetto ch’avea tutto presso, ove erano i miei gioielli e le mie reliquie, e gittai tutto didentro il fiume. In quella mi disse l’uno de’ miei marinieri che s’io non gli lasciava dire ai Saracini ch’io era cugino del Re, ch’essi ci taglierebbono tutti; ed io gli risposi ch’e’ dicesse ciò che e’ volesse. E adunque ecco arrivare a noi la primiera delle quattro galee che venia di traverso e