Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/197

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parte seconda. 133

gittar l’ ancora tutto presso il nostro vascello. Allora m’inviò Dio, e in così ben credo che venisse da lui, un Saracino che era della terra dello Imperadore Federigo1, il quale avea vestito soltanto una brachessa di tela cruda, e venne nuotando per mezzo l’acque diritto al mio vascello, e salitovi sovra m’abbracciò per gli fianchi, e mi disse: Sire, se voi non mi credete, voi siete perduto, perch’egli vi conviene per salvarvi mettervi fuori della vostra nave e gittarvi nell’acqua, ed essi non vi vedranno mica, per ciò ch’elli s’attenderanno al guadagno del vascello. Detto questo mi fe’ gittare una corda dalla loro galea sulla tolda della mia nave, e con quella mi collai nell’acqua, e il Saracino a pruovo; donde gran bisogno mi fu per sostenermi e condurmi nella galea, perchè io era sì fievole di malattia che andava tutto vagellando e sarei caduto al fondo del fiume.

Io fui tirato sin dentro la galea, nella quale avea ben ancora ottanta uomini oltre quelli ch’erano entrati nel mio vascello, e quel povero Saracino mi teneva tuttavia abbracciato. E tantosto fui portato a terra, e mi corsero su per volermi tagliar la gola, e bene mi ci attendea, e colui che m’avrebbe scannato pensava tenerselo a molto onore. Ma quel Saracino che m’avea tolto fuori del mio vascello, non mi voleva lasciare, anzi gridava loro: Il cugino del Re, il cugino del Re. Ed allora io che m’era già sentito il coltello tutto presso la gola, e che m’era

  1. Federico II, che era stato coronato Re di Gerusalemme, e teneva alquante piazze forti di quel Reame.