Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/206

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142 la sesta crociata.

grosse ed enfiate, di dentro que’ bernoccoli, e le ritriturano di ricapo, il che è cosa orribilmente crudele solo allo intendere, non che al provare. E ben sappiate che essi anco legano il martoriato a grossi nervi di bue per la testa, di paura ch’elli di là entro non si rimuova. Ma di tutte quelle minacce non fece conto il buon Re, anzi disse loro ch’egli era prigioniero, e ch’essi potevano fare di suo corpo a lor volere.

Quando i Saracini videro ch’e’ non potrebbono vincere la costanza del Re per minacce, ritornarono a lui e gli domandarono quanto vorrebbe donar di finanza al Soldano oltra Damiata ch’egli renderebbe loro. Ed il Re rispose che se il Soldano voleva prendere prezzo e riscatto ragionevole, manderebbe egli a la Reina, ch’ella il pagasse per la redenzione di sue genti. E i Saracini gli domandarono perchè voleva egli mandare a la Reina; ed egli rispuose loro che ben a ragione doveva ciò fare perch’ella era sua Dama e Compagna. Adunque il Consiglio si tornò al Soldano per sapere quanto esso domanderebbe al Re, e saputolo, si ritornò ad esso Re, e gli dissero che se la Reina voleva pagare un milione di bisanti d’oro, che allora valevano cinquecento mila lire, ch’ella libererebbe il Re, ciò facendo. Ed il Re domandò loro per saramento se il Soldano consentirebbe la diliveranza, ove la Reina pagasse loro le cinquecento mila lire. Perchè essi ritornaro al Soldano per sapere s’egli lo voleva così fare e promettere, e ne rapportarono ch’e’ lo volea bene e gliene fecero il saramento. E sì tosto che li