Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/208

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144 la sesta crociata.

avea una bella torre fatta di abetelle e tutta chiusa allo ’ntorno di una tela intinta. Ed all’entrata della porta ci avea un gran paviglione teso, e là lasciavano gli Almiranti del Soldano loro spade e loro verghe quando volevano ire a parlargli. Appresso a quel paviglione ci aveva un’altra bella gran porta, e per quella s’entrava in una sala ispaziosa che era quella del Soldano; appo la quale rizzavasi un’altra torre fatta tutto come la primiera, e per questa montavasi alla camera del Soldano. Nel mezzo di quell’albergheria si apriva un pratello, ed in quello si drizzava una terza torre più grande che l’altre tutte, e sovr’essa il Soldano montava per prospettare tutto il paese di là intorno, e l’oste d’una parte e dell’altra. Anche in quel pratello era uno viale tirante verso il fiume, ed a capo il viale avea il Soldano fatto tendere un padiglioncello tutto sugli orlicci del fiume per andarvisi bagnare. Ed era quello alloggiamento tutto coverto, per disovra il fusto di legname, di traliccio, e per di sovra il traliccio parato di tela d’India, affinchè di fuora non si potesse trasvedere di dentro, ed anco tutte le torri erano similmente intelajate. Davanti questa albergheria arrivammo il giovedì innanzi la festa dell’Ascensione di Nostro Signore, e colà presso fu disceso il Re in un paviglione per parlare al Soldano, ed accordargli che il sabbato appresso gli renderebbe Damiata.

E così come si era sulla partenza e il voler venire a Damiata per renderla al Soldano, lo Ammiraglio, che tale era stato al tempo del padre