Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/219

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parte seconda. 155

essi punto non mangiano. Ma al contrario la traditrice canaglia uccise tutti li poveri malati, spezzarono gl’ingegni e l’altre cose che dovevano guardar salve, e rendere in tempo e luogo, e di tutto feciono una catasta e vi misero il fuoco, che fu sì grande ch’elli vi bastò tutti i giorni del venerdì, del sabbato, e della domenica seguenti.


Capitolo XXXVII.

Come dopo lunga disputazione fummo finalmente diliverati di prigionia.


Ed appresso ch’elli ebbero così ucciso o spezzato tutto, noi altri che dovevamo essere diliverati a Sole levante, fummo sino a Sole cadente senza bere nè mangiare, nè il Re, nè alcuno di noi. E furono gli Almiranti in disputazione gli uni contro gli altri, e tutti macchinando nostra morte. L’uno degli Almiranti diceva agli altri: —Signori, se voi e tutte queste genti che qui siete meco, mi volete credere, noi uccideremo il Re e tutti questi grandi personaggi che sono con lui. Perchè allora di qui a quarant’anni noi non n’avremo a guardarcene, perciò che e’ loro figliuoli sono ancora minorelli, e noi abbiamo Damiata, sicchè il possiain fare sicuramente. Un altro Saracino che l’uomo appellava Scebrecy, il quale nativo era di Mauritania, diceva al contrario e rimostrava agli altri che se essi uccidevano il Re appresso lo aver ucciso il loro Soldano, sonerebbe per lo mondo che gli Egiziani erano le genti più malvage e più disleali. E quello Almirante, che ci voleva fare morire, diceva allo incon-