Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/226

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162 la sesta crociata.

lo mordevano, e si armava di ricapo. E fu là lungo tempo così combattendo, e lo vide più volte sollevarsi sulle staffe gridando: A Castillione, Cavalieri! e: Ove sono i miei prodi? Ma non vi se ne trovava pur uno. Ed uno giorno appresso, come io era collo Ammiraglio delle galee, m’inchiesi a tutte sue genti d’arme, s’egli ci avea nullo che ne sapesse dire alcune novelle. Ma io non ne potei giammai savere neente, fuori a una volta ch’io trovai un Cavaliere che avea nome Messer Giovanni Frumonte, il quale mi disse che, quando ammenavanlo prigioniere, elli vide un Turco montato sul cavallo di Messer Gualtieri di Castillione, e che il cavallo avea la colliera tutta sanguinente; ed egli gli domandò cosa fosse divenuto il Cavaliere a chi era il cavallo. E il Turco gli rispose ch’esso gli avea tagliata la gorgia tutto di sopra ’l suo cavallo, di che esso cavallo era in così sanguinoso, e imbruttito.

Vi dirò anche ch’elli ci avea un molto valente uomo in nostra oste, che avea in nome Messer Giacomo del Castello Vescovo di Soissone, il quale quando vide che noi ne rivenivamo verso Damiata, e che ciascuno se ne volea ritornare in Francia, amò meglio nel suo gran cuore di rimanere a dimorare con Dio, che rivedere il luogo dove era nato; e s’andò soletto a gittare didentro i Turchi, come s’egli li avesse voluti combattere tutto solo: ma tantosto l’inviarono a Dio, e lo misero nella compagnia de’ Martiri, perch’essi lo uccisono in poco d’ora.

Un’altra cosa vidi, in quella che ’l Re attendeva sul fiume il pagamento ch’elli facea fare per