Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/231

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parte seconda. 167

preso sull’acqua, e come un Saracino m’avea salvato la vita: sul che il Re mi diceva che grandemente era tenuto a Nostro Signore, quando elli mi avea stratto di così greve pericolo. Ed intra l’altre cose il buon santo Re lamentava a meraviglia la morte del Conte d’Artese suo fratello, perchè un giorno domandò che facesse l’altro suo fratello il Conte d’Angiò, e si dolse ch’egli non gli tenesse mai altrimenti compagnia, tuttocchè elli fussono insieme in una galea. Rapportarono allora al Re ch’egli giucava alle tavole con Messer Gualtiero di Nemorso. E quand’ebbe ciò inteso, si levò egli, e, vagellando per la grande fievolezza di malattia, cominciò ad andare, e quando fu sopra loro, prese i dadi e le tavole, e tutto gittò in mare, e si corrucciò fortemente al fratello di ciò ch’egli s’era sì tosto preso a giucare ai dadi, e che altrimenti non gli sovvenìa più della morte di suo fratello il Conte d’Artese, nè de’ perigli da’ quali Nostro Signore graziosamente li aveva diliberati. Ma Messer Gualtiero di Nemorso ne fu il meglio pagato, perchè il Re gittò tutti i danari suoi ch’egli vide sul tavolieri, appresso i dadi e le tavole, in mare.

E qui diritta voglio io ben raccontare alcune grandi persecuzioni e tribolazioni che mi sovvennero in Acri, delle quali i due, in chi aveva perfetta fidanza, mi diliverarono; ciò furo Nostro Signore Iddio e la benedetta Vergine Maria. E ciò dico io a fine d’ismuovere coloro che l’intenderanno ad avere altresì perfetta fidanza in Dio, e pazienza nelle loro avversità e tribolazioni, ed elli