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168 | la sesta crociata. |
àterà loro così come ha fatto a me molte fiate. Or dunque diciamo, siccome allora che ’l Re giunse in Acri quelli della cittade lo vennero ricevere sino alla riva del mare con loro processioni a gioia e passa gioia. E ben tosto il Re m’inviò cherère, e mi comandò espressamente, su quel tanto ch’io avea caro suo amore, ch’io dimorassi a mangiare con lui sera e mattina, sin ch’egli avesse avvisato se noi ne anderemmo in Francia, o dimoreremmo colà. Io fui alloggiato presso il Curato di Acri, là ove il Vescovo di detto luogo m’avea statuito lo alloggiamento, e là io caddi grievemente malato: e di tutte mie genti non mi rimase un valletto solo, chè tutti dimoraro al letto malati come me. E non ci avea anima che mi riconfortasse d’una sol volta a bere; e per meglio allegrarmi tutti i giorni io vedeva per una finestra ch’era nella mia camera, apportare ben venti corpi morti alla Chiesa per interrarli: e quando io ne udia cantare Libera me, mi prendea a plorare a calde lagrime, in gridando a Dio mercè, e che suo piacer fosse il guardar me e le mie genti di quella fiera pistolenza che vi regnava; e così graziosamente Egli fece.
Capitolo XXXXII.
Tantosto appresso il Re fece appellare i suoi fratelli e ’l Conte di Fiandra, e tutti gli altri gran personaggi che avea con lui a certo giorno di domenica. E quando tutti furono presenti, egli loro