Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/242

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178 la sesta crociata.

di Damasco per mezzo di un proprio messaggere, e trametterebbe con essi un Religioso, che avea nome Frate Ivo il Bretone, il quale era dell’Ordine de’ Fratelli Predicatori. E tantosto fue fatto venire Frate Ivone, e il Re inviollo verso gli Ambasciadori del Soldano a dire che ’l Re voleva ch’e’ se n’andasse con loro a Damasco per rendere la risposta ch’esso Re inviava al Soldano, e ciò perch’egli intendeva e parlava il saracinesco. E così puntualmente fece il detto Fra’ Ivo. Ma ben voglio qui raccontare una cosa che udii dire al medesimo Frate, la quale è che, andandosene dalla magione del Re allo alloggiamento degli Ambasciadori del Soldano, trovò per mezzo la ruga una femmina molto antica, la quale portava nella sua mano destra una scodella piena di fuoco, e nella mano sinistra una fiala piena d’acqua. E Frate Ivo le domandò: Femmina, che vuoi tu fare di questo fuoco e di quella acqua che tu porti? Ed ella gli rispose che del fuoco volea bruciare il paradiso, e dell’acqua voleva stufare lo inferno, affinchè giammai non ne fusse più nè dell’uno nè dell’altro. E ’l Religioso le domandò, perchè ella diceva tali parole. E colei gli rispose: Per ciò ch’io non voglio mica che nullo faccia giammai bene in questo mondo per averne il Paradiso in guiderdone, nè così che nullo si guardi di peccare per iscuriccio del fuoco infernale. Ma ben lo dee uom fare per lo intiero e perfetto amore che noi debbiamo avere al nostro creatore Sire Iddio, il quale è lo bene sovrano, e che ci ha amato tanto ch’elli s’è sottomesso a morte per nostra redenzione, e