Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/270

Da Wikisource.
206 la sesta crociata.

tutto trecento mila Cavalieri, per l’aita di Dio, fuori del suo Reame ed Imperio; al presente sapremo noi la via che tenne quello Imperadore di Persia ch’avea nome Barba Can. Quel Barba Can se ne venne nel Reame di Gerusalemme, e fece alla sua venuta molto di male, perch’egli prese il castello di Tabaria, che apparteneva a Messer Eude di Monbeliero, ed uccise tante di nostre genti quante potè trovarne fuori del Castel Pellegrino, fuori d’Acri, e fuori di Giaffa. Quando ebbe fatto tutto il male che potea fare, si tirò egli verso Babilonia affine d’aver soccorso da quel Soldano, che doveva venire a lui per correre su le nostre genti. Ed in questo periglio i Baroni del Paese, ed i Patriarchi avvisarono ch’essi andrebbono combattersi all’Imperatore avanti ch’egli avesse soccorso dal Soldano di Babilonia. Ed inviarono, cherendo soccorso, al Soldano d’Emessa, che l’uomo dicevan della Cammella, il quale era l’uno dei migliori Cavalieri e dei più leali che fusse in tutta Paganìa. Il quale venne ad essi, e fu ricevuto a grandissimo onore in Acri, e poscia appresso tutti insieme si partirono d’Acri e vennero a Giaffa. Quando tutti vi furono raccolti, le nostre genti pregarono il Conte Gualtieri ch’e’ volesse venir con loro contra l’Imperadore di Persia; ed il produomo rispose che molto volentieri verrebbevi solo che il Patriarca d’Acri lo assolvesse, il quale da alquanto tempo lo aveva iscomunicato, per ciò ch’e’ non voleva rendere una torre, ch’era nel suo castello di Giaffa, e che si appellava la torre del Patriarca. Ma il Patriarca