Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/289

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parte seconda. 225

siamo a gran risico d’essere uccisi se i Saracini calassero sino a qui. Ed allora io mi discesi con essi a piede per dar loro buon coraggio, e inviai il mio cavallo nella battaglia de’ Tempieri, ch’era bene a una gran portata di ballestra da noi. E così come i Saracini cacciavano i Teutoni, là con loro si trovò un mio Cavaliere ch’un Saracino ferì di quadrello per mezzo la gola, e cadde, veggenti noi, tutto morto; ed allora mi disse un Cavaliero, ch’avea nome Messer Ugo d’Iscossato, avoncolo del mio Cavaliero morto, ch’io gli andassi âtare a portare suo nepote a valle per farlo interrare. Ma io non ne volli far niente, perchè il Cavaliero era andato correre lassù coi Teutoni oltre il mio grado, e dissi: or dunque se mal glien’è preso, io non ne posso altro. Così eravamo noi quando Messer Giovanni di Valencienne udì dire che noi eravamo in gran disarredo, ed in gran periglio di nostra vita, di che se n’andò verso Messer Oliviero di Termes ed a’ suoi altri Capitani di Linguadoco, e disse loro: Signori, io per me vi prego, e vi comando da parte il Re, che mi veniate âtare a riavere il Siniscalco di Sciampagna. Ed un Cavaliero ch’avea in nome Messer Guillelmo di Belmonte s’en venne a lui e gli disse ch’io era morto. Ma non ostante non s’ispargnò mica il buon Messer Oliviero di Termes, e volle sapere o di mia morte o di mia vita per dirne al Re sicure novelle; e venne contramonte montando sino all’alto della montagna là ove noi eravamo.

Quando Messer Oliviero fu montato e vide che noi eravamo in troppo grande periglio, e che non