Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/304

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240 la sesta crociata.

ne saresti già più povero, ed in così non più ricco se tutti salvati? Certo dunque il tuo minacciare è per nostro profitto, non per tuo, quando noi il sappiamo conoscere e intendere. Donde dobbiamo anche una volta vedere che le minacce non la percossa della sciagura esce dallo amore di Dio benedetto per noi, il quale ci vuole così per via di penitenza ammenare a gloria e a salvezza. Per tanto dunque, Siniscalco, pentiamoci di nostre colpe, e ristoriamo i demeriti, e saremo saggi.


Capitolo LX.

Di ciò che vedemmo nell’Isola di Lampadusa, e di un bello miracolo di Nostra Donna di Valverde.


Di là in avanti, e appresso che noi avemmo preso nell’Isola di Cipri acqua fresca, ed altre piccole nostre necessitadi, e che la tormenta fu cessata, noi partimmo di là, e venimmo a un’altra Isola, che l’uomo appella Isola di Lampadusa. E là discendemmo a terra, e prendemmo gran quantità di conigli, e là pure trovammo un eremitaggio iscavato entro le rocce, ed un bel giardino, il quale era impiantato d’olivi, e fichi, e ceppi di vite, e più altri alberi fruttiferosi: e ci avea una bella fontana d’acqua dolce, il cui rivolo defluiva fresco fresco per mezzo il giardino del romitaggio. Il Re e la sua compagnia andarono sino al capo di quel giardino, e lo cercarono attentamente, e così insieme vi trovammo uno oratorio, di cui la prima vôlta era bianca di calce, e sopravi una bella croce di terra vermiglia; ed in un’altra vôlta più avanti trovammo