Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/324

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260 la sesta crociata.

qualsivoglia parte egli fusse. Ed in Quaresima il numero dei poveri cresceva, e soventi fiate li ho visti servire da lui medesimo, e donare delle sue proprie vivande. E quando ciò avveniva nelle feste annuali, i giorni delle vigilie, avanti ch’elli bevesse o mangiasse, e’ li serviva a sue mani: e quando erano pasciuti, asportavano tutti ancora una certa somma di moneta. E a dir breve, faceva il Re San Luigi tanto di limosine, e di sì grandi, che a pena le si potrebbono tutte dire e dichiarare. Donde ci ebbero alcuni de’ suoi famigliari, i quali mormoravano di ciò ch’elli faceva sì grandi doni e limosine, e dicevano ch’e’ troppo vi dispendea. Ma rispondeva il buon Re ch’egli amava meglio fare grandi ispese in limosine, che in vanità ed in burbanze. Nè già per qualunque grandi limosine ch’e’ facesse, non lasciava a fare grande spendio e larghezza nella sua magione così intertenendola come apparteneva a tal Principe, e ben mostrandosi, quale egli era, splendido e liberale. Durante i Parlamenti e gli Stati ch’e’ tenne per fare i suoi nuovi Stabilimenti, faceva tutti servire a Corte i Signori, i Cavalieri e gli altri in più grande abbondanza e più altamente che giammai non avesser fatto i suoi predecessori. Amava molto tutte maniere di genti che si mettevano al servizio di Dio, e per ciò fondò egli e fece assai di belli Monasteri e Case di Religione per tutto il suo Reame; e medesimamente accerchiò tutta la città di Parigi di genti di religione, ch’egli vi ordinò, alloggiò, e fondò a suoi danari.