Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/70

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parte prima. 5

faceva per li medici e cerusici, i quali mi dicevano che io aveva una grossa testa ed una fredda forcella1 sì ch’io non avrei podere d’indurarla. E il buon Re mi disse ch’essi m’ingannavano, e mi consigliò di attemprarlo, e che se io non apprendeva a temperarnelo in giovinezza, e che poi il volessi fare in vecchiezza, le gotte e le malattie ch’io aveva nella forcella mi crescerebbono più forte, ovvero s’io bevessi vin puro in vecchiezza, che ad ogni otta me ne inebrierei, ciò poi che a valentuomo riesce in cosa troppo laida. Il buon Signore Re mi domandò una fiata s’io voleva essere onorato in questo mondo presente, e nella fine di me avere il Paradiso. A che io risposi che sì, e ch’io il vorria bene così appunto. Allora mi disse egli: guardatevi dunque bene che voi non facciate nè diciate alcuna villana cosa a scienza vostra, ma sì vi reggiate che, se tutto il mondo sapesse e conoscesse vostro fatto o vostro motto, voi non aveste onta e vergogna di dire: io ho ciò fatto, io ho ciò detto. E mi disse parimente ch’io giammai non ismentissi nè disdicessi nulla di ciò ch’elli direbbe davanti a me, se pur così fosse ch’io per ciò non ne avessi a sofferire onta, dannaggio o peccato: e aggiungeva che soventi volte del disdire alcuno surgono dure parole e rudi, donde spesse fiate gli uomini s’intraferiscono e diffamano sino a restarne molti morti e disfatti.

  1. La bocca dello stomaco per tutto lo stomaco, sicché fredda forcella è quanto stomaco debole.