Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/74

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parte prima. 9


Capitolo III.

Qui conta di Maestro Roberto di Sorbona.


Avvenne un’altra fiata che per lo grande rinòmo ch’elli udì di Maestro Roberto di Sorbona d’esser prod’uomo, egli lo fece venire a lui e bere e mangiare a sua tavola1. Ora eravamo un tal dì egli ed io beendo e mangiando alla tavola del detto Signore Re, e parlavamo consiglio a cheto l’uno all’altro2. Il che vedendo il buon Re ci riprese in dicendo: Voi fate male di consigliarvi qui, parlate alto affinchè i vostri compagni non dubitino che voi parliate d’essi in male; se in mangiando di compagnia voi avete a parlare alcuna cosa che sia piacente a dirsi, sì allora parlate alto che ciascuno vi intenda, o se non, tacetevi.

Quando il buon Re era in gioia, elli mi faceva questioni, presente Maestro Roberto, talché e’ mi domandò una fiata: Siniscalco, or mi dite la ragione per la quale avviene che prode uomo val meglio che giovane uomo3. Allora cominciò briga e disputazione in tra Maestro Roberto e me. E quando noi avemmo lungamente dibattuta e disputata la questione, il buon Re rendette la sentenza, e disse così: Maestro Roberto, io vorrei bene avere

  1. Questo Maestro Roberto, che morì intorno il 1270, fondò in Parigi il Collegio che dal suo nome venne detto di Sorbona.
  2. Parlar consiglio od a consiglio, vale in credenza, ed a modo di chi consiglia segretamente.
  3. Qui prode uomo, non vale soltanto uomo prode o valente di sua persona, ma uomo religioso, prudente e valente di suo intendimento, insomma probo-uomo; probus vir. V. du Cange alla voce Probi homines.