Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/75

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10 la sesta crociata.

il nome di produomo, ma ch’e’ fusse buon produomo, ed il rimanente vi dimorasse, perchè produomo o probuomo è sì gran cosa e sì buona, che anche solo nel motto riempie tutta la bocca. Ed al contrario diceva il buon Signore Re che mala cosa era l’altrui prendere, poiché il rendere era sì grieve che solamente a nomarlo scortecciava la bocca, e ciò pe’ due r-r che vi sono, li quali vi stanno a significanza delli rastri dello avversario, lo quale tuttodì attira a sè ed arronciglia coloro che vorrebbono rendere lo avere od il mobile altrui; ed in così elli seduce usurieri e rapitori, e li ismuove di donare in fin di vita alla Chiesa loro usure e rapine per Dio, ciò ch’e’ dovrebbono invece non donare ma rendere, e ben sanno a cui. Ed istando sovra questo proposito, comandò che io dicessi di sua parte allo re Tebaldo di Navarra suo genero, ch’elli si prendesse guardia di ciò ch’e’ faceva, e ch’elli non ingombrasse sua anima, credendo poi esserne quieto pe’ gran danari ch’elli donava e lasciava al Munistero de’ Fratelli Predicatori di Provino; con ciò sia che il saggio uomo intanto ch’e’ vive, deggia fare tutto in così che far dee buon esecutore di testamento, ciò è primieramente e avanti altra ovra restituire e ristabilire i torti e’ gravami fatti ad altrui dal trapassato, e solo del residuo avere proprio di quel morto fare le elemosine ai poverelli di Dio: così come il Diritto scritto lo insegna1.

  1. «Non probatur largitas, si quod alteri largitur, alteri extorqueat, si injuste quaerat, et juste dispensandum putet.» S. Ambrogio. l. 1. de Offic. cap. 30.