Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/87

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22 la sesta crociata.

o Valetto desse loro impedimento. E domandava alto di sua bocca s’egli ci avea nullo che si credesse a mal partito; e quando più ce n’avea, egli dicea loro: Amici, sostate e vi si spaccerà l’uno appresso l’altro. Poi di sovente appellava Monsignor Pietro di Fontana, e Monsignor Goffredo di Villetta, e dicea: scioglietemi questi partiti. E quando avvisava qualche cosa ad ammendare nella parola di que’ che avvocavano la causa altrui, elli medesimo tutto graziosamente di sua bocca li riprendea. Cosi molte fiate ho veduto che al detto tempo d’Istate, il buon Re veniva nel Giardino di Parigi vestito d’una cotta di camellino, di un sorcotto di bucherame senza maniche, e di un mantello sovraposto di zendado nero, e faceva là stendere de’ tappeti perchè vi ci assidessimo accanto a lui, e là pure spacciava diligentemente il suo popolo, com’io v’ho detto innanzi del Bosco di Vincenne.


Capitolo VII.

Come ’l buon Re sapesse all’uopo difendere i laici da oltraggio, e come fusse leale e fino guardatore di giustizia e di pace.


Io vidi una giornata che tutti li Prelati di Francia si trovarono a Parigi per parlare al buon San Luigi, e fargli una richiesta, e quando egli lo seppe, si rese al Palazzo per là udirli di ciò che essi volevan dire. E quando tutti furono assembrati, si fu il Vescovo Guido d’ Auserre, che fu figliuolo di Monsignor Guglielmo di Melot, il quale cominciò a dire al Re per lo congedo e commune