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a S. E. il Ministro Robilant, nella quale si contiene, per sommi capi, il mio progetto di colonizzazione, che più volte ho innanzi nominato, apportandogli però tutte quelle modifiche che il tempo e la politica han richiesto.

Prima però di stamparla credetti mio dovere inviare il manoscritto al Ministro; come pure gli inviai due numeri del Piccolo (uno del 24 e l’altro del 2 Dicembre) nei quali v’erano un articolo del Capitano Bove, che in succinto conteneva le idee da me ampiamente svolte nell’opuscolo, e la risposta che io gli feci.

Passati alquanti giorni me ne andai a Roma, munito di un biglietto di presentazione e di raccomandazione dell’onor. de Zerbi, deputato del mio Collegio.

Non mi dilungo qui a narrare le peripezie di quella mia gita a Roma; perchè esse in succinto sono state da me rese di ragion pubblica, per mezzo di una lettera di protesta, che più innanzi riporterò. Dirò soltanto che tutte le persone eminenti cui mi rivolsi, prendendo forse l’imbeccata dal Conte Cappelli, mi ricevettero con la massima freddezza.

Mi confortava soltanto la conversazione di S. E. il Cardinale Massaia, e la compagnia dei coniugi Naretti, che, almeno per allora, erano le sole persone che potessero comprendere e apprezzare le mie idee.