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gli Habab. Però siffatto malanimo non l’hanno per niente contro di noi, e, se finora non tutti hanno fatto sottomissione al nostro Comandante di Massaua, come gli Habab, ciò certamente avvenne perchè, essendo vicini più agli Abissini che a noi, tutta l’ira di costoro contro gl’italiani, si sarebbe riversata sopra di loro: ma si presenti la bandiera tricolore e saranno nostri!

Io sono convintissimo di questo fatto; e, per convincersi non ci vuol molto, basta leggere come i Mensa, i Bogos gli Habab, ricevettero e trattarono il Sapeto e lo Stella, benchè fossero trascorsi ben tre secoli da che non vedevano il viso di un europeo.

I nostri missionari furono i primi ad entrare in quella regione, e, senza alcuna fatica, ottennero subito di potere battezzare, e di fondare una chiesa cattolica; i Mensa anzi, che furono i primi ad essere visitati, temendo che Sapeto non fondasse a Keren la missione e la Chiesa, faceano di tutto per dissuaderlo dall’andare colà.

Ed è piacevole sentire quali puerili ed ingenui mezzi non usarono Hassama e Sciakai, Capi Mensa, prima per non farli andare a Keren, e poi, arrivati colà, per non farli trattare coi Bogos. Come il tenerli quasi nascosti per parecchi giorni in una capanna, il non permettere a Sapeto che parlasse arabo con un fachiro, ma si servisse di un interpetre ecc. ecc. Tanto che in fine, adira-