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dell’Opera, che come per incanto fu costrutto in soli sei mesi.

Insieme ad altri tre Ingegneri francesi mi recai nell’alto Egitto per studiare e progettare un gran canale, della lunghezza di centocinquanta chilometri.

Ma, quello che destò maggior rumore intorno alla mia persona, fu il fatto della casa di un tale Marcopulo. Questo sig. Marcopulo, benchè contentissimo di una casa che per conto suo io avea progettato e costruito, dovendo fabbricare un palazzo della superficie di oltre 1,300 metri quadrati credette, perchè io era italiano, fare a meno di me e servirsi di un suo connazionale. Finito il pianterreno di esso, il Marcopulo, non contento di quel progetto, certamente con poca dignità da parte sua, mi chiese di modificarlo; cosa che io feci subito riuscendo a contentarlo in tutto e per tutto. Ma, accortomi che mi volea ingannare, non gli consegno il nuovo progetto; lo pianto in asso e parto per l’alto Egitto.

Dopo un certo tempo, ritornato per poco al Cairo, vidi completati i due piani superiori del palazzo ed, entrato nei magazzini, mi accorsi che il fabricato minacciava rovina; ne avvisai i nipoti del proprietario e sparsi la notizia fra i nostri connazionali e i miei conoscenti di colà. Due giorni dopo incontrai il Marcopulo e, invece di essere ringraziato, venni insultato da lui e dal nipote. Senza fare