Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/149

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— Se avessi saputo.... non ci siamo mai incontrati.

— Non abbiamo mai avuto quest’onore.... Son venuto a Milano per discorrere di quella faccenda; anzi per far più presto ho portato con me tutto l’incartamento talis et qualis come me l’ha consegnato ieri l’avvocato Ferriani.... Conosce l’avvocato Ferriani? un bravo giovane, svelto come un uccellino, un poco storto di gambe, ma diritto di cervello. Questi nanis quanis alle volte hanno un talento! Anche la vite è storta, e fa buon vino. Transeat! Da questo incartamento ella potrà farsi un’idea precisa delle cose, come le ho raccontate al povero Cesarino. Io sono uno che ama le cose chiare, sebbene ne abbia ricevute di quelle che non le ha sofferte nostro Signore sulla croce. Ma un Chiesa non si umilia nè per cento, nè per duecento, nè per mille marenghi. Un Chiesa non si vende.

Il mezzo matto cominciava a gridare e ad agitare il suo bastone bistorto in aria.

— Io non so nulla.... — disse Demetrio umile e paziente.

— Si tratta di un capitale di ottanta mila lire che l’Ospedale mi deve sacrosanto, come è vero che ho ricevuto il battesimo. Lei saprà benissimo la storia di quel capitaletto: c’è da farne una tragedia. Io sono salito sul fon-