Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/247

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dusse suoni teneri e palpitanti di flauto e di voce umana. Globuli d’incenso si svolsero e si colorirono nel raggio obliquo del sole, che traversava lo spazio e andava a risplendere sui marmi colorati del pulpito.

Demetrio, intenerito, cercò cogli occhi Arabella per associarsi a lei nei frutti del Sacramento.

Dietro la fanciulla vide Beatrice e accanto un’altra signora magra, che riconobbe per la Pardi.

Beatrice, col libro delle preghiere aperto nelle mani, colla testa e le larghe spalle diritte, avviluppata anche lei dalla dolce commozione di quelle voci bianche, leggeva, alzando di tanto in tanto le larghe palpebre. Il velo, nelle sue ombre molli e oscure, attenuava un poco la materialità della sua bellezza di provincia, ne alleggeriva un poco la corporatura, la sollevava insomma verso quel che i poeti chiamano l’ideale. Chiudeva il libro, tenendovi dentro l’indice, recitava un gloria colle labbra, abbassando un poco la testa fino a toccare col naso il velluto cremisi della sua Via al Cielo, tornava a rialzare il capo, a riaprire gli occhi sereni e buoni verso l’altare.

Che avesse ragione Paolino?

La Pardi non stava mai tranquilla, e, più di una volta, da vero diavolo tentatore, cercò