Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/277

Da Wikisource.

— 267 —

confluivano in un momento come allo sbocco di un usciolino, facendo tutt’insieme un ingombro che non ne lasciava uscire nessuna. Il cavaliere le pensò in blocco e tanto per tastare terreno, soggiunse:

— Demetrio le avrà parlato di quel mio buon amico di Novara.

— Difatti.

— Gli scriverò domani che l’ho servito da principe. Cospettina, non cápita a tutti di poter dormire uscio a uscio con una bella padrona, come la mia cara signora Beatrice.

— Lei vuol scherzare — interruppe Beatrice con un sorriso di compiacenza.

Non era la prima volta che il cavaliere si permetteva queste galanterie, e non era nemmeno la prima lei a riderne e a pigliarle per quel che valevano.

— Mi farò pagare profumatamente la mediazione.

Qui, posando una manina delicata sul ginocchio di lei, continuò pesando sulle parole:

— Per me.... confesso.... che non potrei chiudere occhio.

Beatrice, che non vedeva più in là dello scherzo, sorrise abbassando gli occhi e mormorò:

— Caro lei....

— Non crede che ne perderei il sonno? sarei costretto a dir rosari tutta la notte....