Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/276

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che di là possa aiutare ancor meglio la faccenda. Conosco dei deputati....

— Lei fa una grande opera di carità, cavaliere, ai miei figliuoli e al mio povero papà.

— E non a lei? oh guarda che cattiva!.. e io che ci tenevo tanto alla sua riconoscenza....

Il cavaliere rise di gusto e sedette su un tombolo di velluto colle ginocchia contro le ginocchia di Beatrice, voltando le spalle alle finestre.

Dallo sfondo rosso-bruno della tappezzeria la figura della vedova Pianelli avvolta nel suo gran velo a larghe pieghe usciva con un non so che di maestoso e di regale, che poteva intimidire anche un vecchio marinaio molto navigato nelle acque dolci delle avventure. Ma il cavaliere sapeva che, al disotto di quella prospettiva, c’era una donna molto buona, molto fatua, molto bambola, molto bisognosa, timida forse per esperienza, ma non più fortificata delle altre.

Questa donna aveva cominciato coll’accettare delle anticipazioni.

Ora non c’era più il marito geloso a far la guardia, e quell’altro guardiano dell’abbaino era un povero balordo, furbo come una giraffa, già sfiduciato e stracco di portare la croce.

Queste riflessioni, uscendo da diverse parti,