Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/361

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no. Poi stette ad aspettarla cogli occhi chiusi, in una soave leggerezza d’animo e di corpo.

Sentì sonare tutte le ore e tutti i quarti a tre o quattro campanili vicini, e quando suppose ch’ella poteva essere in cammino per venire da lui, avrebbe quasi voluto che non venisse più.

La luce entrava mite nella stanza attraverso alle gelosie verdi avvicinate ma non chiuse, dietro le quali scendeva come una tela lo sfondo azzurro, netto e denso d’un bel cielo di maggio. Il mattone della stanza innaffiato largamente, mandava buon odore di fresco e di pulizia. Demetrio apriva gli occhi un momento, risaliva lentamente lungo la striscia di sole che dallo spiraglio della finestra veniva a battere sulla coperta e sul noce rosso del letto, via luminosa popolata di pulviscoli d’oro, e quindi tornava a chiuderli nell’assopimento delizioso del suo pensiero, pregustando l’idealità di quel desiderio, che ogni minuto di più si acuiva in un senso di spasimo.

Riconobbe subito la voce di Beatrice in fondo alle scale, mentre chiedeva alla portinaia un’indicazione: sentì tutti i passi ch’ella fece per venire su, e, man mano che si avvicinava, cresceva il suo spasimo.

Due colpetti all’uscio furono, per il debole convalescente, come due colpi di martello sul capo.