Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/451

Da Wikisource.

— 441 —

ze più oscure e più chiuse della sua esistenza?

Fu ridestato da un vivissimo cinguettìo.

Qualcuno dei canarini era già uscito dalla gabbia e stava sulla soglia dello sportellino, davanti all’aria vuota, in atto di curiosità e di trepidazione. Altri, agitati da una voglia quasi convulsa, saltavano di legno in legno, arruffando le piume, girando il collo, spiando coll’occhietto piccolo e rubicondo attraverso ai ferri, come se non si fidassero delle cose.

Il loro padrone soleva tutte le volte che apriva gli sportelli avvicinare le imposte e più d’uno aveva dato della testa nel vetro, come la dànno gli uomini di buona fede nelle più trasparenti illusioni. Si capisce come non si fidassero troppo.

Fu Giallino il primo, un novello che Demetrio proteggeva più degli altri con qualche parzialità, che dopo aver sollevato il becco alla grande aria del cielo, dopo aver gridato di gioia, sollevò le ali...., ma ebbe paura.

Il suo cuoricino batteva con precipizio: due volte tentò abbandonarsi, ma la paura del vuoto, spaventoso anche per lui, lo tenne aggrappato al legnetto. Amoretto, colle penne miste di verde, gli diede quasi una spinta. Demetrio sentì un frullo d’ala, guardò attraverso ai ferruzzi e scorse Giallino ansante e spaurito nella conca di un tegolo.