Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/486

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il personale mimico-lirico-danzante del paese, e ritrovò facilmente una notizia, già segnata con matita rossa, che diceva:

«Il celebre Altamura accettò per l’agosto un lauto impegno al teatro dell’Opera di Montevideo, dove l’esimio artista ha lasciato indimenticabili impressioni nell’intelligente colonia dei nostri connazionali. Auguriamo al nostro illustre amico larga messe di allori e di pesetas».

— Anch’io, — mormorò il Pardi, associandosi di cuore all’augurio. — Ecco la prova stampata della bugia che farò scontare al cento per cento al signor Lanzetti.

Intascò il giornale, accese il sigaro, che gli teneva alla mattina il posto del caffè nero, e, mentre le operaie cominciavano a entrare in fabbrica, uscì coll’intenzione di trovare in qualche buco l’impresario e di farsi spiegare l’intreccio di quest’opera buffa.

Non erano ancora sonate le sette, quando, venendo per la via stretta di San Simone, nella corrente rumorosa dei muratori e degli operai, che ogni mattina inondano Milano, sbucò nel largo crocevia del Carrobio, già vivo e agitato come deve essere il cuore di una città grande piena di affari e di interessi, che non ha troppo tempo per dormire.

Sapeva che i Pianelli abitavano in Carrobio, anzi si ricordò d’aver veduto Palmira uscire