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Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/170

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ho dato ultimamente a prete Cirillo, il giorno che egli partì da Napoli.

— Eh! — esclamarono tutti, aprendo la bocca, gli occhi, le dita, l’anima.

— Io mi ricordo bene, perchè l’avevo preparato per monsignor vicario e m’è restato troppo stretto. Tu lo ricordi, Chiarina, il numero di registro?

— È questo, è questo, — disse con voce tremante la moglie dell’ex-cappellaio.

I convitati si guardarono in viso e ammutolirono.

Avevano invocato il prete e usciva invece il suo cappello.

Questi son sempre segni di cattivo augurio.

Le riflessioni venivano spontaneamente da sè. Se prete Cirillo non aveva che quell’unico cappello quando uscì da Napoli, pareva strano che ei non lo tenesse da conto, molto più che era nuovo fiammante, a meno che non lo avesse veramente cambiato col turbante, come il notaro aveva malignamente supposto.

— Io qui sento un odore di criminale, — disse don Ciccio, alzandosi in piedi, arricciando un poco le narici, come se veramente sentisse un certo odore, e puntando un dito lungo e secco sul corpo del delitto.

— O santa Maria addolorata! — esclamò donna Chiarina, bianca come un giglio — Che dite voi, don Ciccio? — ripeterono le altre donne.