Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/241

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mo che aveva vinto alle corse. — Ho bisogno di molte indicazioni sulla gran giornata d’oggi, ed è sempre una fortuna per un giornalista quando può dire di aver attinto a una fonte «ineccepibile». Ma ciò che m’importa di più, barone, è di ottenere da voi il permesso di visitare Santafusca.

— Oibò! — disse senza pensare «u barone».

— A tanto intercessor nulla si niega!... Io devo insistere su questa mia istanza, perchè il mio direttore si è già meravigliato due volte che io non sia ancora andato sul luogo del misfatto. Se egli si meraviglia una terza volta, non gli resterà più modo di meravigliarsi.... e allora come si fa?

— E chi vi dice, signori miei, che vi sia stato un misfatto? — esclamò il barone mentre entrava con Cecere nella sala del caffè dell’Europa.

— Regola generale, per un giornalista, un misfatto esiste sempre e specialmente quando si accorge che non esiste. Questo processo del prete ha troppo interessato i nostri buoni lettori perchè si possa ora disgustarli con un non farsi luogo a procedere. Noi abbiamo bisogno di galvanizzare il nostro morto, di farlo vivere oggi per ammazzarlo dimani, seppellirlo dopo, esumarlo più tardi, e ciò almeno fino alle prossime elezioni politiche, cioè fino a nuovi assassini politici. E perchè non faremo tutto ciò con un morto, se lo facciamo sempre coi vivi?