Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/50

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tua. Non solo egli era debitore dell’aria che respirava, ma la prigione era sua creditrice.

Queste cose rivolgeva egli stesso nella mente la mattina del famoso giovedì, mentre, passeggiando in su ed in giù per la fredda e nuda galleria che dava sul terrazzo, stava aspettando il suo prete.

Di tutto l’antico fasto non rimanevano oggi che lembi di broccato sospesi ai muri, brandelli di cornicioni dorati, le vôlte dipinte, qualche buon mosaico; ma la tristezza, il deserto, la rovina erano maggiori.

Tranne un paio di cameruccie a pian terreno, dove Santafusca aveva nascosto un letto e quattro sedie per sè, più come una tana di rifugio che per un luogo di riposo, il resto della casa era interamente vuoto. Chiuse tutte le persiane, chiuse tutte le porte, l’umido e il freddo davano a quelle vaste sale un’aria di grandi sotterranei, in cui risuonava l’eco dei passi e svolazzavano ombre misteriose.

Dove la tenebra era più fitta, per la grande quantità delle frasche, che avevano stesa una tenda sulle gelosie, i pipistrelli avevan fatto il loro sordido nido, ed «u barone» non osava accostarsi per paura di risvegliarne l’immonda tregenda.

Alla villa capitava di tempo in tempo, come un fantasma anche lui, quando era più nero e più in collera colla fortuna; ma non si fermava mai più di un giorno o due, il tempo cioè di