Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/182

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ttore se ci fermassimo su questa sentenza: non dimentichiamo la simpatia che egli accordò alla causa nostra, nè i rimproveri acerbi che mosse alla Francia di Napoleone III per averci abbandonati a Villafranca, nè l’esortazione che rivolse all’Austria, "di sollevare un momento la pesante zampa distesa sull’Italia". Ma, per tornare in argomento, tanto è ancora il credito da lui accordato alla Germania, che riconosce ai paesi di lingua tedesca "il senso della felicità domestica, le cure della famiglia, la calma dei costumi tradizionali, la vita religiosa, la vocazione per la scienza". L’Inghilterra si distingue per l’industrialismo; l’America del Nord per il culto della libertà; alla Francia resta riservato l’istinto e l’istituto della civiltà: "da due secoli la Francia ha posto il suo destino nel farsi organo dominante della civiltà".

Ora, come non osservare che, precisamente per questa volontà di dominio, riuscita un giorno troppo molesta alle altre nazioni, tutta l’Europa si collegò contro la Francia, e che al "sole di Campoformio" tennero dietro le nebbie della Beresina e le tenebre di Waterloo? Dopo Napoleone I, scrive il Quinet, è divenuto impossibile che, "per la stessa causa", si scateni la "gran guerra, la guerra universale". E qui non cogliamo in fallo il profeta? La guerra universale, oggi, non si è scatenata per la stessa causa, avendo la Francia saviamente deposta l’