Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/214

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pieno di vita, ardente d’amor patrio e di fede in Dio, gli dovesse recare troppo pregiudizio. Se invece Caterina è ora pronta a morire con lui, non ha egli ragione di sentirsene rassicurato e insuperbito? Non trionferà della vita, inducendo una giovane vita ad immolarsi per lui?...

Sennonchè ella ha promesso per compassione del sofferente, non per amore. Ha voluto alleviargli la pena atroce della morte a cui si sa condannato, ha voluto dargli un’ultima illusione ed un conforto estremo.... Improvvisamente il tenente torna alla clinica. Vi torna dentro una barella, gravemente ferito. Caterina, infermiera espertissima, si dà tutta all’ufficio pietoso; il professore, pure curando il ferito, ricomincia a provare più acuti i morsi della gelosia. Il suo tormento cresce a dismisura, ora che si sente attanagliate le viscere dal male senza perdono. Ma non ha egli la promessa della moglie? Non è veramente giunta l’ora di chiederne il mantenimento? Se Caterina dirà ancora di sì, se prenderà il veleno con lui, non vorrà dire che l’ama, che ama lui unicamente? Ella è infatti pronta al gran passo; ma egli non ne resta, come già un tempo, riconfortato. Ora i dubbii lo assalgono e assillano. Morirà ella per amore, o non piuttosto per punto d’onore, per non disdire la parola data?...

Questo, realmente, e non l’altro, è il sentimento