Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/215

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di Caterina. L’eroismo del cugino ha trionfato dell’egoismo del marito. Ella è turbata sino alle radici dell’essere: come morire, quando l’anima sua rifiorisce? Non osa dirlo, ma non può neanche nasconderlo del tutto: lo confida a un foglio di carta. Il dottor Marsal, conoscendo la decisione del duplice suicidio imminente, e dubitando della sincerità della donna, porta quel foglio al professore, per salvarla. Quando Ortègue legge la confessione non da più in ismanie: una gran calma invade anzi il suo spirito. Ora egli sa, e l’accertamento della realtà, la nozione della verità, per un indagatore della sua tempra, per uno scienziato che non ha saputo nè voluto far altro fuorchè verificare i fatti, è già una gran cosa, è come la soddisfazione di un istinto irrefrenabile. Ma, con la luce, una nuova persuasione si compie in lui. Quando s’illudeva ancora sulla natura del sentimento e del consentimento di Caterina, egli poteva accettarne il sacrifizio; ora non più; permettere ora che ella muoia, dopo aver saputo che non è spinta dalla passione, dall’impossibilità di sopravvivergli, sapendo anzi che anela di vivere, sarebbe un assassinio. Egli non lo commetterà. Non solamente scioglierà la moglie dal patto di morte, ma al dottor Marsal che lo scongiura di non darsela, di sottoporsi anzi ad un’operazione per guadagnare qualche mese di vita, risponde acconsentendo.