Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/216

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Ha finto, ha mentito, per esser lasciato solo. Quando Caterina, consolata dalle notizie recatele da Marsal, torna presso il marito, lo trova fulminato da una infezione tossica. Allora anch’ella vuol morire: ma un altro moribondo la salva: il tenente Le Gallic. Anch’egli ha concepito, suo malgrado, una tenerezza profonda, un amore inconfessato e inconfessabile per la cugina. Lo ha negato al marito geloso ed a sè stesso, ma lo spasimo prodotto in lui dal dramma di cui è stato spettatore ed attore ha esacerbato la sua ferita: sul punto di morire, alla vedova del suicida, alla donna secretamente amata, egli addita nel compimento del bene, nell’esercizio della carità, nella speranza di un’altra vita, il dovere di vivere.


II.

Tragico caso, egregiamente osservato nella persona di Michele Ortègue. Escludendo ogni finalità dall’universo, tutto facendo consistere nei fenomeni, riducendo la coscienza umana ad un epifenomeno, costui parla ed agisce secondo l’intima logica o la rigorosa necessità della natura sua. Sposare sulle soglie della vecchiezza una fanciulla fu, a giudizio dei suoi colleghi, una "pazzia"; si potrebbe anzi giudicare