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un condottiero francese a napoli 49

rii della confidenza sovrana, era riservata ai monarchi, e che per nessun motivo un governo straniero poteva immischiarvisi. Murat non ne parlò più....» E l’Acton, per tutta dimostrazione di gratitudine, fece di lì a poco una tale scenata al Damas, che il generale, dopo avergli detto il fatto suo, presentò le dimissioni al Re tra il plauso di quanti — ed erano tanti, a Napoli! — non potevano tollerare lo sgoverno del ministro. «Lasciai Napoli sfigurata dalle sciagure prodotte dal suo ministro e tremante sotto il suo flagello oppressore. Augurai che il tempo riparatore mi mettesse un giorno in grado di rendere nuovi servigi ad un paese e ad un esercito che mi avevano sempre dimostrato confidenza ed usato benevolenza.»

II.

L’occasione si presentò tre anni dopo. Richiamato dai sovrani all’approssimarsi della nuova crisi, egli lasciò Vienna, dove si era ritirato, e giunse a Napoli il 5 gennaio 1804. Ebbe a sopportare nuove prove della nemicizia dell’Acton e passò nove mesi nel Regno da semplice spettatore; ma il 12 ottobre fu nominato ispettore generale dell’esercito. Non secondato come e quando occorreva nei suoi disegni di