Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/69

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l'adriatico e le due sicilie a campoformio 57


di odio misto a paura, che la neutralità imposta loro dall’ammiraglio Latouche-Trouville con i cannoni puntati contro la città di Napoli aveva rinfocolato, e che era poi giunto al parossismo quando Luigi XVI e Maria Antonietta, stretti parenti dei Reali siciliani, avevano perduto il trono e la vita. Partecipando allora alla coalizione contro la Francia, le Due Sicilie avevano mandato truppe all’assedio di Tolone, forze navali alla impresa di Corsica e reggimenti di cavalleria alla guerra nella pianura lombarda; sennonchè erano poi costrette dalle strepitose vittorie del generale Bonaparte a sciogliersi dalla lega e a chiedere la pace separata, che il principe di Belmonte destramente negoziava ed otteneva, a patti non troppo onerosi, il 10 ottobre del 1796.

I.

Cessata con la firma di quel trattato la missione del Belmonte, la rappresentanza diplomatica siciliana presso la Repubblica era assunta dal commendatore Alvaro Ruffo di Scaletta. Mentre tra Francia ed Austria si decidevano le sorti d’Italia, il primo ministro di Ferdinando, Guglielmo Acton, scriveva al Ruffo: «Vostra Eccellenza è nella situazione la più