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lode per il coscienzioso disinteressamento di cui dànno prova? Ma, dirà Ella, perchè scegliere l’altro lato?... Arrivati a questo punto, le teoriche non hanno più che farci: la scelta, il modo di vedere, sono quistioni di temperamento, di gusti, di educazione, di disposizioni permanenti o transitorie, di attitudini speciali: tutti elementi personali, variabilissimi, che non è possibile, e si potrebbe fino a un certo punto anche aggiungere non è lecito, di rintracciare. Se una dimostrazione filosofica o gli ammaestramenti di una esperienza mi inducono a credere che i sentimenti più alti e più rari si risolvono negl’istinti primitivi della bestia, io farò oggetto della mia rappresentazione artistica dei fatti dai quali questo concetto scaturisca. Se la mia esperienza mi avrà detto invece che gl’istinti meglio radicati sono domati da qualcosa di più potente e di più puro, io vedrò le cose in tutt’altro modo, la mia scelta sarà diversa. E la scelta è poi libera: — meglio: c’è vera scelta, o sotto l’illusione della libertà si nasconde una rigorosa predeterminazione?...

Non passiamo i confini del campo letterario. Se i soggetti presi a trattare dai naturalisti non sono di quelli che più piacciono alla massa dei lettori, io vorrei dimostrare la ragione tecnica di questo fatto. Naturalista è chi vuol riuscire naturale, cioè chi cerca di dare alla finzione artistica i caratteri del vero. Ora, non tutti gli oggetti veri sono egualmente caratteristici, riconoscibili e starei per dire individualizzabili. È quindi evidente che lo scrittore naturalista darà la preferenza a quelli che, per avere dei tratti più salienti, un aspetto più distinto, più accidentato, assolutamente proprio, gli forniscono il mezzo di conseguire il suo intento. Ora, la virtù e la salute sono più uniformi, più semplici, più monotone del vizio e della malattia; questi offrono una più grande