Pagina:De Roberto - Documenti Umani.djvu/162

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scongiuravano di fuggirla, di tornare ai miei monti, per rifarmi, per combattere ancora le battaglie dell'arte.... L'arte? Quale arte?... Un giorno mi condussero per forza a S. Pietro a Majella; vi intesi dei frastuoni, delle cacofonie irritanti.... Fuggirla? io? io che le stavo attaccato come l'ombra? io che parlavo di lei a mia moglie, enumerandole le dolcezze dei suoi baci, le furie delle sue strette, i languori dei suoi sguardi? io, che al pensiero di lei mi mettevo a tremare da capo a piedi, come una foglia?... Intanto, la vitalità che a poco a poco io perdevo, pareva concentrarsi in lei; mai io l'avevo vista così floridamente bella, in una così magnifica fioritura di tutto il suo essere.... Io sentivo ora che sarei morto per lei; non come avevo sognato, ma d'una morte lenta, continua, di tutti i giorni.... Sì, era questo! Che cosa importava? Nessuna morte sarebbe stata più invidiabile!... Qualche volta, subitamente ispirato, mi proponevo di scrivere qualcosa di grande, di sublime, il canto del cigno, un'opera immortale che avrebbe attestato alla posterità la forza di quella passione, ed in cui io sarei sopravvissuto. Non era in quell'amore l'ispirazione attesa, affrettata coi voti più ardenti, senza la quale il mio ingegno non avrebbe potuto dare i frutti promessi?... E mi mettevo al pianoforte;