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mato, la vita esteriore aveva ben potuto riprenderlo: il pensiero analitico restava sempre il modo principale della sua attività. E con un’angoscia crescente egli aveva visto rideterminarsi l’antica incompatibile dualità della sua natura, in presenza d’una sollecitazione così potente come quella alla quale egli si trovava ora esposto. Amando la signorina di Charmory, egli si sentiva struggere di tenerezza all’idea della sua solitudine, della mancanza d’un grande affetto che invigilasse costantemente su di lei, della sua stessa lontananza dalla patria, dal cielo che l’aveva vista nascere, dagli uomini che parlavano il suo stesso linguaggio. Darle tutto, esserle tutto: patria, famiglia, tutela; guidarla ed esserne guidato nello instabile mar della vita: quale superbo miraggio! Esso si dissipava, sempre, non appena contemplato un istante. La visione dei suoi antichi amori gli si ripresentava allo spirito con una precisione invasante, e dall’intimo essere suo saliva una muta ribellione contro la possibilità di vedere l’imagine di lei al posto