era tanta, che tutto acquistava una straordinaria importanza per lui, anche l’argomento insignificante sul quale si aggirava la conversazione: la società che in quella stagione occupava l’Hôtel des Palmes.... «Una società cosmopolita» diceva la signorina di Charmory, rassicurata da quel tema su cui si avviava la conversazione; «la stessa a Palermo come a Nizza o ad Ostenda... Dei tipi sempre eguali, abitudini comuni e perfino uno stesso modo di vedere e di giudicare...» Anch’egli l’aveva conosciuta, quella società: «E non so se lei risenta lo stesso effetto di freddezza,» diceva alla signorina di Charmory, «che essa produce in me; il lamentevole effetto di queste relazioni strette con la stessa facilità con cui si rompono; delle quali nulla resta, altro che un nome ricordato, qualche volta...» Ermanno s’accorgeva, soltanto dopo averle pronunziate, che le sue parole potevano sembrar calcolate in vista di un effetto da produrre; egli che aveva parlato d’istinto, come il pensiero dettava, non era però pentito di averle pronunziate;