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LA MUTA COMUNIONE


Contessa gentilissima e furibonda amica,


M

ea culpa! Mea culpa! Mea maxima culpa!... Non basterà picchiarsi il petto, accusarsi umilmente, implorare perdono? Ella dice di no? La colpa mia è proprio irremissibile?... Via, mi lasci almeno sperare. Ella sa del resto benissimo che la speranza non ha bisogno, non che di permessi, ma neppure d’argomenti per farci accogliere le sue persuasioni. Se pure ella non vuole, io posso egualmente credere che un giorno o l’altro la troverò meno severa contro questo povero signor Me Stesso... E dire che era tanto disposta all’indulgenza! Mi faceva buone tante cose! Tollerava la mia freddezza, il mio scetticismo, la «scettica e spietata freddezza» con la quale esposi le teorie più sconfortate; scusava, se pure non giustificava, il «vandalismo morale» col quale mi ero messo a sfrondare, ad abbattere, a disperdere ogni poesia e ogni idealità! Ma una cosa l’ha rivoltata, una goccia «di fiele» ha fatto traboccare il suo sdegno. Quando io ho detto che gli uomini non possono intendersi, che le anime non possono comunicare, che il pensiero e il senti-

Gli amori 2